La reazione-conferma, invero un po' scomposta, non si è fatta attendere.
Ecco quanto ha scritto, infatti, un povero Jean Jacques Taib a proposito del CD "Toni Germani in Trio - Blues Ballate Canzoni", nel numero di marzo 2009 della rivista francese "JazzHot":

Après avoir remercié le Peuple du Blues, les musiciens cubains de Rome, quelques connaissances politiques ou philosophiques don’t Jacques Derrida et Edward Saïd et tous ceux qui résistent : du « Refusenik » (sic !) aux groupes de désobéissance civile, en passant par les non-conformistes, le très « barbierisant » Toni Germani — à la justesse
aléatoire au soprano et dont l’alto évoque la musique des films italiens des années 50 — nous livre, hors l’air de Paillasse de Puccini (« E Lucevan le stelle »), le fruit de ses recherches sonores. Entre cri (s) du cochon,
clichés boppisants et phrases inconsistantes, c’est en fait à une sorte de synthèse sonore mal digrossi qu’il nous convie où l’esthétique modale le dispute aux influences free voire funky tendance David Sanborn.
Tout en lui assurant au passage que ses déclarations d’intention ne rendront pas sa musique plus belle, plus
intelligente ou plus appréciable, mais après tout, ça le regarde, on retiendra, perdue au milieu de flots souvent en fureur, et venue de nulle part, une belle mélodie à l’italienne : «Mi sono innamorato di Te ». Sur plus d’une heure de… « contestation et de résistance musicales » (?), faut avouer que c’est un peu court

Jean-Jacques Taïb

Davvero una esemplare espressione di quel meccanismo psichico definito da Theodor Adorno "razionalizzazione dell'ira come competenza". O forse di un'attitudine al "razionalismo delle vie biliari". Infatti, Taïb è superficiale e liquidatorio, nonostante il goffo tentativo di apparire "tecnico" e "obiettivo" (con l'apprezzamento dell'interpretazione della canzone di Tenco), e non può nascondere la natura rabbiosamente ideologica dei suoi giudizi (e buona parte dell'articolo è dedicata a commentare le note di copertina, arrivando ad attribuirmi frasi e dichiarazioni di intenti inesistenti...). Talmente goffo, però, da restare più volte vittima della propria foga offensiva, come quando, con colpevole vaghezza, scrive di "frasi inconsistenti" o di "sintesi mal definita" (il Patafisico Taïb possiede, unico, lo strumento per misurare la consistenza delle frasi musicali: qual'è l'unità di misura? E poi: qual'è il canone della "giusta sintesi"?). O, ancora, quando attribuisce "E lucean le stelle" (aria dalla "Tosca" di Puccini) ai "Pagliacci" (di Leoncavallo), incorrendo, più che in un errore grossolano, in un lapsus auto-definitorio: l'intera recensione non è che aria del Pagliaccio Taïb.